Rainbow
Pace e prosperità a tutti.
“1955. Il Giappone è ancora in ginocchio dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Sette adolescenti rinchiusi in riformatorio sono vittime di violenze e umiliazioni. Sono valori come l'amicizia, la solidarietà, il coraggio potranno salvarli...”
Storia
George Abe
Disegni
Masasumi Kakizaki
Quest'oggi vi vorrei parlare di Rainbow, come potete aver capito parla di come il Giappone visse il primissimo dopoguerra e di come sopratutto i più deboli (donne, vecchi e bambini) sono stati coloro che lo subirono di più, come sempre chi meno ha responsabilità e potere decisionale è sempre chi subisce di più le responsabilità e il potere decisionale di altri e la storia di questo manga ne è un esempio.
Avendo studiato a
lungo la storia e avendo approfondito quella del Giappone posso dire
che non ci sono esagerazioni e la storia è assolutamente plausibile
con i sistemi e modi dell'epoca.
L'autore, infatti,
ha proprio vissuto il periodo. Si sente quando un'opera è scritta
per “sentito dire” e quando per “sentito provare” e questa
appartiene al secondo gruppo.
Si legge in una
nota infatti:
Io, che sono nato nel 1937, ho
passato la mia infanzia in un Giappone sconfitto in guerra
dall'America e che si trovava in una situazione economica simile
all'odierno Afghanistan. So bene che senza la libertà e l'amore gli
esseri umani vivono come schiavi, come animali domestici.
Anche avendo in mano il denaro e il
potere la gente vivrà sempre una vita triste e vuota.
Tuttavia, per ottenere quella
libertà e quell'amore, ciò che è importante possedere è un grande
senso dei valori e del coraggio.
Grazie al maestro Kakizaki, sono
riuscito a cominciare quest'opera, che ho nella mia testa dall'anno
trenta del periodo Showa (1995). Rainbow, i sette della cella sei del
blocco due, una storia di amore e coraggio.
George AbeIn questo manga anche se sembra che non ci sia via d'uscita, che non ci sia speranza per nessuno ad un certo punto per i sei si apre una piccola porticina; il settimo personaggio, chiamato da tutti “Fratellone”.
Fratellone farà da
guida nell'inferno del riformatorio in cui si trovano.
Per quanto riguarda i disegni, l'artista è lo stesso di Hideout e quindi...
Per tirare le somme:
se vi affascina il
manga storico e crudo non potere non leggerlo, se vi danno fastidio
violenze ed umiliazioni e il vostro genere è più “rose e fiori”
quando ve lo trovate di fronte non lo aprite nemmeno.
Io personalmente sono rimasto molto colpito dal tutto e la sensazione che predominava nella lettura e dopo di essa è la rabbia, non la rabbia per quello che capita ai sette ma perché ho trasposto ciò che leggevo nella realtà che mi circonda e la rabbia è quella di vedere come in una situazione in cui le cose sono sicuramente migliori di quella del fumetto non riusciamo a far nascere e crescere quel coraggio e libertà di cui parla Abe e di come invece il potere e il denaro diventino sempre più forti.
Per me il fumetto è
stato un modo (tra i tanti) per pensare... la storia dell'umanità,
sotto certi punti di vista, è ciclica... io direi di cercare di
evitare di rifare il turno che Abe ha vissuto non credete?
Nella lettera Abe
ci ricorda infatti che una tale situazione la sta vivendo un paese
oggi e non cinquanta anni fa... siamo sicuri che non possa capitarci
nulla di quello che leggiamo nel fumetto? E che non ci capita già?
Altro pensiero va a
quelli che dicono che i fumetti sono inutili... mah.
Asmodeus Zed