venerdì 15 novembre 2013

Opus

Pace e prosperità a tutti.

Quest'oggi vorrei parlarvi di Opus di Satoshi Kon che purtroppo si è spento nel 2010, per chi non lo sapesse è il regista di “Perfect Blue”, “Millennium Actress”, “Tokyo Godfathers”, “Paprika” e “Paranoia Agent”.

Storia e Disegni Satoshi Kon

Non indugiamo oltre e vediamo di cosa si tratta. L'autore ha voluto cimentarsi con il meta-fumetto, cos'è il meta-fumetto come il meta-teatro e così via? Per chi non lo sapesse è il fumetto nel fumetto, il teatro nel teatro. Satoshi Kon crea tutto una serie di scatole cinesi di realtà che s'intrecciano creando realtà nella realtà nella realtà in un sistema di universi sempre superiori fino a che non si perde la cognizione di quale sia la realtà quale e il fumetto.

La storia comincia con un disegnatore che decide di consegnare le ultime tavole del suo manga in cui l'eroe muore combattendo “La maschera”, l'autore è preso dalle scadenze e lavora tutta la notte... fino a qui sembri che lo stereotipo dell'autore sia ben tenuto poi accade... accade che il personaggio principale rubi l'ultima tavola, quella in cui muore, proprio perché non vuol morire! L'autore entra nel manga e da li la storia diventa un intreccio infinito di personaggi reali e non che si combattono, si amano si odiano cercano una via d'uscita da un mondo creato per loro da qualcun altro dove il libero arbitrio non ha alcun significato... tutti loro hanno un punto in comune che li rende tutti simili, reali e non; hanno tutti qualcuno più in alto di loro che li comanda e che gli rende la vita o impossibile o possibile. E la scelta di rendergliela facile o difficile non dipende dal proprio volere ma dal volere di qualcun altro sempre più in alto. L'autore deve far morire il personaggio principale perché l'editore glielo chiede e così via... sempre qualcuno più grande di te che ti comanda e ti costringe a prendere delle scelte che non vuoi prendere ma che puoi fare? Lui è il tuo Dio, disegnatore o chiamatelo come volete.

L'autore del manga si ritrova nel suo fumetto, sa tutto del suo fumetto e nonostante tutto ne è vittima, i personaggi del suo fumetto entrano poi nel mondo reale, hanno dei super-poteri ma sono anche loro vittime di questo mondo più di chi ci vive da sempre... sembra che non ci sia uscita, invece una c'è ma non posso svelarvela...

Il fumetto per me è una scusa per parlare della condizione umana e del suo essere schiava di forze superiori nascoste e tutti gli sforzi sono vani in quanto gli esseri umani non sono altro che un'opera, opus appunto, un opera di qualcun altro... e se lo dice un autore che di opere ne ha crete tante forse ha una certa validità l'idea che porta avanti in questi due volumi.

Di sicuro non è stato Satoshi Kon ad utilizzare per primo questo “trucco” della storia nella storia ma nessuno credo che pretenda ciò, quello che però possiamo pretendere è il modo di utilizzare tale metodo narrativo e Satoshi lo fa in modo “visivamente” d'impatto! Un esempio: in un momento d'ira colpisce il foglio e nella “realtà” del fumetto si apre un buco nel cielo, oppure mentre sono in fuga finiscono in un campo lunghissimo disegnato in modo approssimativo e per i personaggi del manga i palazzi sono piccolissimi e tenuti in piedi come delle sagome di cartone.

Nel manga leggerete di frasi del tipo: “Ho fatto bene a riempire lo sfondo di oggetti!” nel momento in cui l'autore, finito nel manga, prende un motorino per un inseguimento.

E poi diciamocela tutta... chi non ha mai sognato di entrarci in un fumetto e di sapere già quello che accadrà?

Altro punto a favore è il fatto che siano due numeri soltanto in una bella edizione con sovra-copertina con un prezzo accessibile per un opera del genere.

Asmodeus Zed

 

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